
Associazione "La Mano Sulla Roccia"
3° INCONTRO DEL 28-11-2018 al "Giardino del Poeta"
Il mese scorso abbiamo parlato del navel, frutto di una pianta di arance amare che avendo sviluppato un cancro, ha prodotto poi delle arance dolcissime che si sono diffuse in tutto il mondo.
Ne abbiamo parlato per riflettere su come in natura, anche ciò che può sembrare negativo, si tramuta in positivo, cioè la naturalità ha la capacità di aprire un varco alla creatività per evolversi. Questo è il principio ricavato da questa storia.
Ora mi soffermerei un attimo sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano che è una persona che avendo considerato le difficoltà che si vivono, in prima persona ha scelto di darsi da fare per sviluppare al meglio le risorse del suo Comune.
Subentra una sorta di scoraggiamento di fronte ad una realtà abbondantemente disastrata perché il sistema è talmente abituato ad eliminare tutte le voci dissonanti che se uno ha il coraggio di ribellarsi e nessuno l’appoggia, purtroppo, finisce col rinforzare il sistema distruttivo e inibitore. Cioè, più una persona si mette in atteggiamento critico, più il sistema la ritiene pericolosa, e quanto più la ritiene pericolosa, tanto più la isola e l'annienta fin quando non avviene che ad una voce dissonante se ne unisca un'altra e tante altre ancora per arrivare al fenomeno che Mahatma Gandhi suscitò in India nel 1930 (la marcia del sale). Però questo fenomeno è molto raro perché si basa sulla capacità critica dei componenti che agiscono sulla realtà per il ribaltamento della situazione.
E' importante la criticità che è caratteristica propria della persona la quale se non ha una capacità critica, si vende la sua personalità. Nella massa, la criticità diminuisce. In un numero più ristretto di persone, è agevolata.
Nel 1978 un giornalista bulgaro Georgij Markov che mandava delle invettive contro il comunismo bulgaro, fu avvelenato con il ricino di cui non si conosceva ancora l’antidoto e dopo poco morì (il ricino è una pianta velenosa che viene citata anche nella Bibbia).
Georgij Markov morì perché il sistema è talmente abile da mortificare ogni lingua… viva. Infatti, il sistema, in quanto tale, è antitetico alla vitalità perché la vita è intrinsecamente dinamica. Il sistema è... sistemato, è sclerotizzato, è staticizzato.
Allora il problema come si risolve? Noi ci troviamo a stare in un sistema che ormai si è organizzato sul piano della globalizzazione dove il singolo ha sempre minore incidenza. Qualche volta vi ho parlato del "blockchain" che in italiano significa "catena di blocchi" di come, cioè, il sistema si è talmente organizzato che conosce tutto di tutti e può trasmettere queste conoscenze da un continente all’altro per cui nel momento in cui una persona voglia isolarsi, non ha nessuna possibilità di farlo.
In questo sistema così fatto, siamo inseriti tutti quanti. Allora dobbiamo cercare di capire che attraverso un percorso molto lungo, il sistema si è organizzato per la sua sopravvivenza senza subire modificazioni e, quanto più passa il tempo tanto più si radica. Se prima era radicato per cinque, oggi lo è per cinquemila per cui la criticità finisce per essere quanto più possibile evanescente.
Allora, Mimmo Lucano è una persona che ha fatto scalpore per qualche giorno, dopodiché non se ne parla più, scompare come tutti gli altri e quella che rimane è la capacità di triturare ogni cosa.
Noi ci troviamo di fronte a una situazione di questo genere. Che possiamo fare senza lamentarci? Io prenderei lo spunto dal ricino, perché come la mandorla, il seme di pesca, di albicocca, di mela, è a caratteristica amigdalina, cioè è una pianta velenosa. Questa sostanza velenosa se è in percentuale ridotta è una salvezza per il seme, se la percentuale è esagerata dobbiamo ricorrere ad un meccanismo di difesa. Siamo noi disposti a farci questi anticorpi?
L’olio di ricino veniva usato durante il periodo del fascismo. Oggi si usa ancora, in modo molto intelligente, e ce ne sono di diversi tipi...
Allora Mimmo Lucano è una voce e di queste voci ce ne sono tante, ma non sono unite, sono frammentate e, quindi, a mano a mano che parla uno e un altro, poi l’altro viene messo a tacere perché la tecnica del potere è quella di dividere in quanto tanto più divide le forze, tanto più comanda.
Ma abbiamo l’unione della polizia con i carabinieri, con la forestale, con la finanza, ecc. che fanno un tutt’uno a vantaggio del potere, ma non della persona. (Questo è il diverso tipo di… olio di ricino).
Il ricino è un veleno vegetale, però la pianta madre, per mantenersi in vita, nutre il seme con i dicotiledoni. Noi conosciamo anche il seme del loto che se viene schiacciato in verticale, si apre a metà e dentro troviamo una specie di manina bianca che è quella che detiene la vita, però è piuttosto debole ed ha bisogno di essere "allattata". Il nutrimento è quel corpo gelatinoso che sta a destra e a sinistra del seme: i dicotiledoni. Messo questo seme a terra, la particella bianca si nutre dei dicotiledoni in attesa di mettere le radici, poi fa il fusticino e la piumetta, ma il primo nutrimento concentrato come il latte della mamma è quello dei dicotiledoni. I fagioli fanno la stessa cosa.
Il ricino, dunque, nutre il seme per garantirsi che questo porti la vita oltre la pianta madre e gli sviluppa intorno una difesa, un veleno che è protetto da una pellicola esterna non digeribile per cui gli uccelli più ne mangiano, più liberano l’intestino fluidamente disseminando il seme indigesto ovunque .
Un'altra pianta che merita attenzione è il vischio che secondo i druidi, era magica. Una volta si facevano le pozioni, noi oggi, invece, le connotiamo un significato beneaugurante particolarmente nel periodo natalizio.
Ora cerchiamo di analizzare questa pianta per ricavarne qualcosa di buono per noi. Il vischio è una pianta sempreverde con un bel ciuffo verde che troviamo anche su alberi defogliati. Il vischio è un parassita (ma non come lo intendiamo noi) e ha trovato il sistema per vivere. In natura non esiste la morale, ma esiste la legge dell’essere e l’essere non vuole non essere.
Come fa il vischio ad essere? Mette il seme che è a forma piramidale con una punta acuminata nella corteccia di un albero. Alla prima pioggia, s’incunea e si infila nella linea linfatica sotto la corteccia, dopodiché si sviluppa e fa dei frutticini vischiosi. Questi attirano gli uccelli che ne mangiano a sazietà e i semi, come quelli di altre piante, vengono diffusi non a terra, perché il vischio a terra non ha un apparato radicale per poter sopravvivere, ma sono depositati dove gli uccelli amano posarsi, cioè sui rami non troppo robusti degli alberi che possono essere perforati dal seme.
Il tordo anche mangia i frutti del vischio che essendo collosi, gli restano attaccati al becco che l'uccello pulisce bene strofinandolo proprio sulle fessure della corteccia del ramo e così lì si deposita il seme.
Se meditiamo su questi processi naturali, ci rendiamo conto che le piante non avendo una vita facile, hanno trovato un sistema di sopravvivenza che fa invidia a noi che, purtroppo, non abbiamo la capacità di corazzarci contro il bombardamento continuo che ci demolisce da dentro togliendoci la criticità, e che da fuori se l’abbiamo sviluppata, ci viene soppressa.
Le piante, per continuare ad essere, si organizzano sviluppando un sistema frattale. Questo deve essere da esempio per noi.
Il sistema frattale della pianta non ha un comando centralizzato e questo permette alla pianta di sopravvivere anche se viene potata, anzi la potatura la rinforza. Questo significa che la sopravvivenza quanto più è decentrata, tanto più è garantita. Un sistema verticalizzato è tendente alla morte.
Le istituzioni, le ideologie tendono sempre alla verticalizzazione, le dittature sono fatte per avere solo uno che comanda. Per questo motivo, tutte le istituzioni che hanno al vertice una sola realtà, sono sempre le più arretrate. Invece, i moduli, che sono in struttura frammentaria, sono quelli più dinamici.
Che tendenza abbiamo noi? Noi facciamo la domanda per… impiegarci. La domanda per l’impiego ci predispone ad essere "utilizzati" a fare una determinata cosa. Il processo di autonomizzazione non avviene tanto facilmente perché la persona, se non si appropria di se stessa, ripete in automatico sempre le stesse cose attivando così un circolo vizioso che va a rinforzare quello che vuole eliminare.
Queste cose che stiamo dicendo stasera, se le confrontiamo con le informazioni dei telegiornali, come per esempio, l’ultima legge sul "piano sicurezza" che tenta di tranquillizzare le persone solo perché è stata fatta una legge, ci accorgiamo che questa accentua, invece, il verticalismo.
In effetti, la persona non è garantita solo perché può sparare all’altro anche se non è armato.... Però, piano piano, ci convinciamo che se uno ci assale, ci dobbiamo pur difendere.
La radice di questo discorso è a monte, cioè da quando Roma scrisse il diritto romano e mise come prima legge: "Unicuique suum" che tradotto in italiano significa "a ciascuno il suo", però dopo che Roma aveva occupato tutte le terre del Mediterraneo!
In effetti, il principio "a ciascuno il suo" sembra logico, ma non dopo aver preso tutto quello che appartiene agli altri!
Proviamo allora a vedere noi che abbiamo fatto in India, in Cina e in Africa che per molti secoli sono state colonizzate, depredate e lasciate fuori da ogni processo di sviluppo moderno. Poi dopo che le abbiamo lasciate... a secco, facciamo i respingimenti se arrivano i barconi… Ma se uno sta in una situazione di malessere deve pur trovare il modo per vivere!
Le piante lo hanno trovato attraverso il sistema frattale, proteggendo i semi con un veleno e diffondendolo velocemente grazie agli uccelli, attecchendo per talea, cioè semplicemente mettendo un ramo nel terreno, attivando, quindi, tutto un sistema per la sopravvivenza.
Nella natura questo è andato avanti per milioni di anni e ha conservato un equilibrio che noi stiamo rovinando pesantemente. Se non facciamo in tempo ad approdare su Marte, sarà difficile rimanere sulla terra con una situazione sempre meno vivibile.
Com’è possibile che nella natura le piante, pur non avendo il cervello, sono più... intelligenti di noi? Usano il veleno che in piccole dosi è protettivo, ma in grandi dosi è nocivo. Per esempio, il caffè ha la caffeina che è nociva, ma in piccole dosi ridesta; il peperoncino per tenere lontano gli insetti produce la capsina, una sostanza che lo rende talmente piccante che gli insetti non lo mangiano, però all’interno del peperoncino c’è un altra sostanza dolce per cui quei semi vengono mangiati e diffusi dagli uccelli che non hanno la capacità di accorgersi della capsina perché la loro lingua non ha i recettori del forte.
Allora il peperoncino utilizza la disseminazione antropologa, l’antropologia applicata agli insetti si chiama antropofilia, che sceglie come amico l’uomo il quale essendo ghiotto del peperoncino non solo lo mangia, ma lo coltiva e lo diffonde in tutto il mondo. Che abilità c’è nella natura! La natura vegetale ha una sua intelligenza come pure gli animali, ma noi come usiamo la nostra intelligenza?
In psicoanalisi si dice che la razionalità è stata la rovina dell’umanità, perché il nostro corpo ci parla, ma noi non lo ascoltiamo. Per esempio: se ci troviamo per strada e ci viene lo stimolo di fare pipì, noi riusciamo a trattenerla fino al portone di casa, dopodiché, varcata la soglia non c’è la facciamo più e rischiamo di farla per le scale (sindrome del portone). Se poi ci dicono una cosa offensiva, noi ingoiamo e questo significa "non voglio sentirmi dire ciò che hai detto". Questi sono linguaggi elementari del nostro corpo che si muove sulla base di reazioni emozionali che non passano per il razionale. Sono reazioni immediate, viscerali. L’emozione è la risposta allo stimolo ed è immediata.
Se, invece, viene fatto il filtraggio razionale cominciamo con le falsificazioni. Il bambino fino a che è piccolo si muove con la dimensione emozionale, cioè fa la cacca se l’ambiente è accogliente, altrimenti diventa stitico fino ad arrivare ad essere encopretico, cioè se la fa addosso, non la fa neanche nel vasino, se la tiene per sé. (Le "feci" sono quelle che si fanno, per questo si chiamano così).
Il bambino dopo aver fatto i suoi bisognini è difficile che se ne allontani. Normalmente, se è soddisfatto, gira intorno al vasino e si gratta le natiche come se volesse nuovamente rifarla. Questi sintomi sono presenti anche negli adulti, solo che non li consideriamo perché con la razionalità ci siamo talmente deviati che preferiamo non parlare di queste cose ritenendole disdicevoli!
Sono meccanismi di trinceramento. Non si ha il coraggio di dire di non sentirsi a casa propria nell’eco-sistema ("eco" deriva da "oikìa" che significa casa). Recentemente abbiamo parlato di "eco-cosmo" che è la conservazione del cosmo come la nostra casa. Solo così stiamo bene ovunque, ma se viviamo l’estraneità da noi stessi, perché una legge fatta in parlamento (piano sulla sicurezza) è solo un supporto esterno che ci rassicura, ci sentiamo minacciati dall’ambiente e, se lo siamo, vuol dire che dentro di noi non abbiamo la padronanza del nostro essere, quindi siamo alienati (da "alienus" che significa straniero), cioè siamo estranei a noi stessi. Ed è strano che una persona, per essere considerata normale, debba estraniarsi da sé. Se, invece, una persona prende in considerazione la sua unicità, la sua realtà, viene considerata “strana” (che significa "estraneo"). Ma significa, in effetti, che si è perduta. Significa che può essere normalmente strumentalizzata, cioè può essere "impiegata" che è uguale a "soldato" perché viene assoldata e quindi schiavizzata.
La nostra essenza è ciò che siamo, non quel che mettiamo su di noi, ma noi ci facciamo sfuggire certe frasi. All’inizio, infatti, ho detto che le piante non hanno morale...
Le piante sono la radice della vita della terra partite quattro miliardi di anni fa, da quando hanno iniziato a fare la fotosintesi, di cui noi con la ragione abbiamo scoperto la formula solo nel 1962.
Ma noi facciamo finta di non conoscere, di non sapere. Non sappiamo dove sta la milza, non sappiamo dove sta il pancreas, e se ci chiedono come funzionano i nefroni, non sappiamo neanche cosa siano.
Il deficit cartesiano, inserito nel circuito razionale, ha fatto la distinzione tra la res extensa (la realtà fisica) e la res cogitans (la realtà psichica), creando una spaccatura, una frattura così profonda tra la materia e lo spirito per cui la fisicità e la sessualità vengono considerate antitetiche allo spirito. Oggi si fanno leggi e normative che considerano reato di molestia il corteggiamento di una donna per la strada...
Ma se noi osservassimo la dinamica naturale degli animali durante il corteggiamento prima dell’accoppiamento, potremmo capire delle cose meravigliose. Questa però è una dimensione che non trattiamo perché l’abbiamo esclusa da noi, pur essendo una cosa essenziale alla vita.
Se a noi togliamo l’appetito (che viene da "ad peto" che significa "tendo-a") nutrizionale che tende alla conservazione di sé e l’appetito sessuale che tende alla conservazione della specie, eliminiamo ciò che genera la motivazione di fondo della vita, ma di questo non si parla.
Facendo ora un salto nella natura vegetale, troviamo che nelle piante di broccoli, di senape, di cavolfiore ci sono degli ormoni nei fiori che hanno una secrezione eccitante, ma quando gli insetti vanno a piluccare, a impollinare il fiore, la pianta non concede loro il seme perché sono troppo piccoli e fragili per andare a disseminarlo altrove. Se, invece, ci va l’ape che è più forte e robusta, allora consegna la sua sostanza (la citrina) perché sa che riesce a portarla lontano.
Noi queste cose dovremmo studiarle... in ginocchio e non per andare a fare l’esame di botanica!
Perché secondo alcune scuole di pensiero tutto è perfetto così com’è, anche se ci sono cose che a noi sembrano cattive?
"Perfetto" è un termine inesatto, perché è un participio passato che denota immobilismo. In natura "perfetto" è antinomico, cioè parlare di natura che significa nascituralità e dinamismo, e dire che è "perfetta", termine legato all’immobilismo, non è possibile. La natura tende al perfetto, è permanentemente in avanzamento, in evoluzione. Noi possiamo aderire a questo processo di evoluzione, ma possiamo anche bloccarlo opponendoci a quello che naturalmente è.
L’occhio naturalmente fa delle fotografie con distanziometro automatico, con fotometro automatico, con tridimensionalità, con policromia, con lubrificazione dell’obiettivo, con memorizzazione, con cinestesia… L’occhio fa cose di cui non abbiamo idea, pur essendo formato per lo più di acqua.
Se io m’infilo un dito nell’occhio (gesto non naturale), non vedo più la tridimensionalità. Ma fa parte della naturalità se io mi esercito a guardare vicino e lontano, perché se ho lo sguardo fisso a una certa distanza, dopo un po’ di tempo si stereotipizza il cristallino e divento miope. Se, invece, guardo come la natura si presenta a me, con oggetti vicini come l’erba e lontani come le stelle, io ho una naturalità che non è quella degli occhi conficcati su un libro.
Allora, quando diciamo "perfetto", intendiamo riferirci alla perfezione dell’equilibrio dinamico. Gli scienziati più volte hanno fatto riunioni per vedere se c’era qualche possibilità di vita diversa da questa, ma hanno concluso che non è possibile rompere alcun equilibrio perché avverrebbe una catastrofe, cioè non è possibile avere un cosmo diverso da questo.
Quindi, se cade una tegola mentre noi ci passiamo sotto, la cosa più giusta di questo mondo è che ci arrivi in testa, perché se durante il percorso deviasse, metterebbe in crisi la forza gravitazionale che è essenziale in quanto regola l’equilibrio del mondo che si basa su quattro forze fondamentali: quella gravitazionale, quella elettromagnetica, quella atomica pesante (che tiene coesi gli atomi, le molecole, le cellule, gli organismi, ecc.) e quella atomica debole che regola il decadimento delle radiazioni.
Se la natura sviluppa dei meccanismi di difesa così sorprendenti, noi quale meccanismo dobbiamo mettere in atto? La prima cosa da fare è quella di togliere la parola "dobbiamo" per vedere che meccanismo la natura ci offre per la continuità del nostro equilibrio. Per esempio: se beviamo in eccedenza o troppo poco, non facciamo bene all’organismo il quale è tarato per avere sete e fame quando gli serve.
Quando noi interveniamo con la razionalità, non abbiamo più l’attenzione alla voce della naturalità che, invece, ci aiuta molto bene a fare quello che l’organismo individuale e sociale ci chiede. Chi di noi non sperimenta che se sta in uno stato di litigio, digerisce male, assimila male, si gonfia, consuma molto a beneficio zero? La natura, invece, ci ha messi nella condizione di avere il "flusso di eccellenza" che si verifica quando facciamo ciò che ci piace e ciò che vogliamo e, armonizzando i due aspetti tra loro, otteniamo con il minimo sforzo il massimo del rendimento. Ma noi siamo abituati ai contratti che non sono naturali, mentre la natura è libera.
Perché in natura la lotta per la vita tra gli animali che si mangiano tra di loro è così spietata? Non è così violenta come la leggiamo noi. Il lupo non mangia l’agnello, ma la pecora vecchia, nel senso che mette in fuga il gregge e prende quella che resta dietro, quella malandata, cioè quella già destinata a morire... Nella savana il leone dovrebbe eliminare tutti gli altri animali, invece non è così, perché gli animali mangiano solo per necessità e solo nella quantità che serve conservando un equilibrio nell’ecosistema. Siamo noi, invece, che mangiamo senza necessità....
In Africa c’èra un equilibrio da milioni di anni, poi noi lo abbiamo sconvolto, deportandone gli abitanti, schiavizzandoli, vendendoli…
Possiamo noi per analogia con le piante, formarci una protezione? Noi abbiamo dei meccanismi difensivi analogici, cioè quando ci troviamo in una situazione che ci attacca e ci distrugge nel nostro equilibrio personale, possiamo usare il meccanismo del mimetismo come gli animali, possiamo adottare il distanziamento... Le piante hanno dovuto sviluppare un sistema difensivo da ferme e, non potendo fuggire come fa l’animale, si sono dovute guardare intorno per capire i loro nemici e attuare, in caso di pericolo, un meccanismo difensivo idoneo.
Per esempio: i bruchi mangiano aggrappandosi con le zampe alle foglie di gelso facendo pressione a destra e a sinistra, ma la foglia ha creato degli ostacoli sviluppando una seghettatura laterale che impedisce al bruco di andare avanti facilmente e mangiarsela tutta.
Queste cose possono essere uno spunto per meditare su come poter apprendere dal libro della natura la nostra predisposizione ad avvicinarci a noi stessi per sviluppare la criticità e non farci rullare da un sistema depersonalizzante che è la nostra rovina.
Fondamentalmente, questo è un momento di riflessione per acutizzare la nostra criticità, aumentare la difesa e sviluppare la nostra umanizzazione (che non è l'ominizzazione). L’ominizzazione è l'appartenenza al genere umano, l’umanizzazione è la conquista delle virtù che sono inerenti all’umano.
Si può essere ominizzati ma non umanizzati, ma non è possibile essere umanizzati senza essere ominizzati.
Purtroppo sono molto di più gli ominizzati e piuttosto pochi gli umanizzati.