
Associazione "La Mano Sulla Roccia"
6° INCONTRO DEL 27-02-2019 al "Giardino del Poeta"
Nel 1692 a Salem nel Massachusetts, ci fu il processo alle streghe per le figlie del pastore protestante Samuel Parris. Le due donne, improvvisamente e senza nessun motivo, cominciarono a buttarsi per terra, a nascondersi dietro le porte, a non parlare per lungo tempo e a fare stranezze. Insomma, sembravano diventate pazze e non si capiva il perché. Neanche i medici riuscirono a capire questa patologia. Allora il padre, pensando che le figlie fossero indemoniate, si rivolse ad una donna, Mary Sibley, che secondo le credenze popolari, toglieva i malefici utilizzando diversi espedienti. In quel caso specifico, fece una torta impastando della segale con le urine delle due donne che diede in pasto al suo cane il quale poi si sarebbe diretto verso l'autore del maleficio. Ma il cane, dopo averla mangiata, morì. Quindi, non trovando nessuna spiegazione a questi fenomeni strani le due ragazze furono accusate di stregoneria e processate. Durante il processo furono fatte indagini in lungo e in largo, ma non si riuscì a fare luce sul loro mistero. Solo successivamente si scopri che la causa di quei comportamenti era dovuta alla segale cornuta che è un tipo di segale che quando matura, riesce a sviluppare un fungo particolare che non attecchisce a terra ma s’impossessa dei suoi fiori facendola diventare scura, e se i semi vengono attaccati per il 5%, la segale secerne un alcaloide particolare (l’acido lisergico) che avvelena e produce effetti allucinogeni. Difatti, dopo un po’ di tempo dal processo, da certe documentazioni si scoprì che le ragazze avevano mangiato una torta di segale che aveva provocato in loro quei sintomi terribili.
Ho raccontato questo episodio perché capita non raramente che le persone si assoggettino, quasi in automatico, a delle credenze che tolgono alla persona la propria dignità. La persona, per essere all’altezza della sua dignità, deve avere la conoscenza dalla quale scaturisce la volontà libera di esercitare una scelta. Se la persona non è all’altezza di conoscere la possibilità delle scelte, non può esercitare la volontà e, quindi, non è libera, e se viene deprivata della libertà, diventa una realtà schiavile.
Noi siamo o non siamo in grado di mantenere la nostra libertà? Oppure ci sono degli elementi in natura, oltre a quelli che scegliamo noi con la volontà, che ci producono delle dipendenze tali da non avere più la capacità di scegliere liberamente? E se esistono, quali sono gli elementi che ci possono salvaguardare prevenendo questi mali? Che cura preventiva possiamo fare per vaccinarci (senza vaccini) e non incappare in situazioni che generano la dipendenza?
Le due donne di Salem non avevano più la libertà di sottrarsi alle conseguenze prodotte dalla segale, perché se una persona viene morfinizzata abbondantemente, non ha più nessuna possibilità di gestire sé. Perché noi oggi non riusciamo a sottrarci dalla dipendenza del cibo, della televisione, dello shopping compulsivo, etc.?
La dipendenza sta proprio nel dire di "non riuscire". Se la persona si convince di questo, non si muove più perché la motivazione, intanto esiste, in quanto è presente nel soggetto una meta da raggiungere, ma se viene eliminata la meta, il soggetto non si muove più. In parole semplici: intanto io mi posso muovere, in quanto ho un fine da raggiungere.
In natura esiste la finalizzazione. La volta scorsa ci siamo soffermati sulla finalizzazione del comportamento delle api. L’industrializzazione ha capovolto la situazione facendo in modo che l’uomo non sia più il metro della società perché il prodotto è diventato il fine e non più l’uomo.
Dopo l’industrializzazione, poiché non c’è più l’arte, è subentrata la società digitale. Tutto ciò che è digitale è "protesi".
Esiste qualche prevenzione a tutto questo? Ebbene, in natura esiste la tossicodipendenza, ma non per gli uomini. Nella foresta amazzonica c’è una diversità vegetale che fa paura per cui è molto difficile la penetrazione della luce fino a terra. Nella foresta c’è il valore della diversità vegetale. Ci sono tantissime piante di ogni tipo, c’è una fauna infinita con animali di tutte le specie che lottano per la sopravvivenza. Ma c’è la credenza degli uomini che la diversità sia “diabolica”. Invece, è proprio il contrario: è il diavolo (inteso come "divisione") che si oppone alla diversità che è il pluralismo ed è l’armonia dell’essere. La multidimensionalità crea un'unità "ar-monica", cioè una ricchezza che viene fuori dalla convergenza delle diverse realtà. Quanto più le realtà convergono, tanto più abbiamo la preziosità dell’organismo. Quando c’è una realtà chiusa nella individualità che depriva il pluralismo e, quindi, la diversificazione, allora quello è un fatto diabolico.
In Amazzonia esiste tra le tante specie vegetali "l’erba del diavolo". Si chiama così perché è un'erba che non permette a nessun'altra pianta di attecchirle vicino. Che cosa fa questa pianta? Appartiene alle acacie e ha delle spine cave che secernono un nettare odorosissimo che fuoriesce da un forellino attirando così le formiche che ne sono ghiottissime. Però in natura esiste la simbiosi, cioè se è vero che l’erba del diavolo fa il nettare dolcissimo e odorosissimo, è anche vero che la formica deve pur concedere alla pianta che la nutre qualcosa in cambio. Allora hanno stabilito un patto di alleanza: le formiche quando escono dalla pianta, le restano intorno e triturano tutti i semi diversi che trovano per non farli attecchire perché l’erba del diavolo è una pianta che non vuole stare insieme alle altre e si serve delle formiche per raggiungere lo scopo.
Questo rapporto simbiotico tra la formica e la pianta è dovuto al fatto che il nettare contiene un alcaloide che crea dipendenza e, quindi, la formica una volta provato quel nettare, non ha più la libertà di andare altrove per trovare cibo, perché entra in crisi… di astinenza!
Qual è la logica di tutto ciò? La pianta per poter sopravvivere nella sua identità e non essere disturbata dalla fauna e dalle altre piante si è "sposata" strettamente con questo tipo di formiche, che a loro volta, ne diventano dipendenti perché il nettare di cui si nutrono contiene alcaloidi e in modo particolare l’acido lisergico (LSD) che crea una dipendenza da cui non è più possibile sottrarsi. Quindi, le formiche entrando in relazione con quest’acido, sono costrette a restare vicino a quella pianta.
Questa storia in che cosa ci può interessare? Ci interessa visto che noi ci troviamo in una situazione tale in cui, paradossalmente, pur rendendoci conto che essendo fatti per la felicità e che, quindi, tutto ciò che non è inerente al raggiungimento di questa finalità dovrebbe essere eliminato coerentemente, invece più una cosa fa male e più nevroticamente ci accaniamo a mantenerla.
Qual è l’antagonista che ci può salvare da queste dipendenze? C’è qualche possibilità per l’uomo di non incappare nella triturazione per cui perde la sua libertà e non è più capace di gestire se stesso? L’ascesa del P.I.L. (prodotto interno lordo) non coincide con l’ascesa della felicità. Addirittura è a proporzionalità inversa, cioè, più cresce il P.I.L, più le persone si suicidano. Allora bisogna avere la capacità di soddisfare i bisogni primari e non entrare nella dipendenza di quelle cose che non sono bisogni, ma sistemi di distruttività progressiva.
L’Homo Sapiens Sapiens negli ultimissimi tempi è diventato “Homo Stupidus Stupidus” dove per "stupidus" si intende che desta stupore il fatto che quest’uomo, pur conoscendo molte cose, non riesce poi a prendere una direzione in cui il diritto sia diritto, perché se il diritto è... storto, fa un torto al diritto stesso. Sembra un gioco di parole, ma non lo è. A lungo ci siamo soffermati sul salvagente della forma che è trovare un modello nel quale le persone si devono salvare non sulla base della logica, ma sull'invenzione... della moda, per esempio. Molte persone che seguono la moda non si vestono per coprirsi, ma per sfoggiare abiti che a volte costano moltissimo. Questo è un discorso così impellente per capire come l’uomo finisce per essere prigioniero e dipendente di una sovrastruttura che non entra a far parte della natura.
Le formiche non sono consapevoli che il nettare della pianta crea la dipendenza, ma l’uomo sa cosa sono le droghe prima di assumerle. Una persona se non è libera, ha perso il meglio di sé. Chi non ha mai sentito Gesù Cristo dire: "Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde sé?" (Luca 9,22-25). Ma anche se Gesù non l’avesse detto, basta che ciascuno ci rifletta per conto suo e ci arriva: "A me cosa serve il mondo intero se non sto nella mia "casa"?".
Perché quando uno trova la perla preziosa, va e vende tutto per comprarla? E dove si trova la perla preziosa? Certamente non al supermercato! La perla preziosa è l’eliminazione del supermercato! La volta scorsa abbiamo detto che l’uomo primitivo aveva bisogno di 4.000 Kcal. al giorno mentre un uomo medio americano oggi assorbe 228.000 Kcal. al giorno perché per mantenere il sistema nel quale viviamo, che poi viene ridistribuito tra tutti i cittadini, questa è la cifra che otteniamo.
Quindi, pensiamo a quanta energia ci vuole per mantenere gli armamenti in tutto il mondo, per mantenere tutti gli elettrodomestici, per mantenere una città, etc.!...
Ormai la nostra avidità non ci da più la possibilità di uscire fuori da questo schema. Questo fa parte della tossicodipendenza, che non è solo quella chimica. Esiste qualche possibilità di "vaccinarci"? L’unica via è la conoscenza della verità che abilita l’uomo alla scelta libera. Non è possibile la libertà senza la conoscenza. Gesù Cristo disse: "La verità vi farà liberi" (Gv 8,32).
Chi ci dice più la verità? E quale è la verità? Quella che troviamo dentro di noi se non ci lasciamo talmente condizionare da fare la fine delle formiche. Allora, prima ancora di incappare in questa rete, dobbiamo essere molto attenti per capire la nostra verità e, quando ci andiamo ad esporre, lo dobbiamo fare per quel che siamo. Ma se l’essere non appartiene più alla persona perché questa è stata già defraudata attraverso il processo della manipolazione che nelle fasi di condizionamento, alienazione e strumentalizzazione le toglie l’opportunità di essere se stessa, il suo non è più un gesto che esprime con autenticità.
Entrare in se stessi, cogliere la propria identità, manifestarla con autenticità: questa è la radice della felicità. Questo non è difficile per nessuno, basta che una persona di tanto in tanto si fermi e introfletta per trovare in sé l’opportunità di non farsi processare come le streghe. Se ci convincono che una realtà scaturisce dal maligno, da un maleficio, e ci portano ad essere così “imbecilli” (termine che vuole significare lo sviluppo di un ragionamento che non reggendosi sulla logica consequenziale, si deve appoggiare a quello che dice l’altro), subiamo una deformazione della nostra parola che non è più corrispondente alla verità.
La verità può essere di tre tipi: 1) Mente-parola (verità morale): quando quello che dico corrisponde a quello che penso; 2) Parola-realtà (verità logica): quando quello che dico corrisponde a quello che è; (3) Realtà-con la sua definizione: quando quello che è corrisponde alla sua definizione. Per esempio, l'oro di 18 carati è vero oro se corrisponde ad un determinato numero atomico, ad un certo peso specifico, ad una certa malleabilità, etc.. La donna è vera donna quando ha delle caratteristiche specifiche. Quella fondamentale è che "Femina est futura est" che significa "la donna è ciò che sarà", cioè la speranza dell’umanità. Senza la donna l’umanità è morta. Allora la donna è il futuro dell’umanità. Il futuro è donna.
Fondamentalmente, dunque, la verità sei tu, perché Gesù ha detto: "Io sono la via la verità e la vita" (Gv 14,1-6). "Io sono" e non "Io dico la verità". Poi dice: "Io e voi siamo un tutt’uno" (Gv 14,20). Il che significa che se tu riesci ad essere te stesso nella totalità delle tue capacità e le esprimi lungo il percorso del tempo, allora tu sei la tua verità.
Quando io mi metto in questa verità mi esprimo con coraggio perché sono ben convinto che è la mia verità. Ma se io non ho preso consapevolezza della mia preziosità, subisco l’influsso della manipolazione che è subdola e viene da tutte le parti. Quando la manipolazione entra nel mio mondo, se io non ho sviluppato un potere critico, mi arriva in modo prevalente e non me ne accorgo più facendo come le formiche.
Ognuno di noi può conquistare la propria identità da cui scaturisce l’autenticità. Se non c’è l’identità non si può parlare di autenticità. L’identità consente di vedere le cose come sono e farsi la propria idea. L’idioma è la parte espressiva che scaturisce da ciò che ho introiettato. Ma se io nella fase di introiezione faccio entrare nel mio mondo le cose in modo acritico, senza nessuna giustificazione, queste entrano in me e mi devastano. Quindi, la risposta che darò sarà falsata, non potrà essere autentica.
La comunicazione in questi tempi è diventata un problema enorme perché in forza del mondo digitale, non c’è più il tempo per elaborare il proprio vissuto. Quindi, io dico quello che mi è pervenuto, fungo da canale di trasmissione senza avere un attimo di tempo per verificare se è vero o no. Infatti, in politica con la massima disinvoltura, si fanno dei voli pindarici dalle stelle alle stalle dicendo un giorno una cosa e il giorno dopo il suo contrario, confondendo così le persone che non riescono a verificare criticamente se quello che sentono corrisponde al vero.
Come facciamo noi cittadini comuni non avendo le conoscenze mediche, politiche, economiche, etc., a vagliare quello che produce questo sistema? Esiste anche la nanorobotica che si inserisce nel sangue per esaminarlo escludendoci completamente, con un'ulteriore gestione della nostra esistenza. Queste sono logiche di potere che si studiano a tavolino per arrivare ad avere una dittatura mondiale.
Il problema, però, è a monte perché la formica che succhia il nettare con l’acido lisergico non si rende conto di entrare in un circolo vizioso per cui dovrà rimanere intorno alla pianta. Se, invece, la persona è attenta, comincia a fare una selezione di quel bombardamento che la frenesia tecnologica le propone privandola del tempo per stare con se stessa. La tossicodipendenza si inocula dentro di noi senza che ce ne accorgiamo, perché è un processo di manipolazione attraverso il condizionamento, l’alienazione che è l’estraneità della persona a se stessa, con conseguente strumentalizzazione da parte del potere.
Se in natura la dipendenza della formica dalla pianta ha uno scopo, le nostre dipendenze a cosa servono? Servono ad attivare un processo regressivo perché le persone, toccando il fondo, o si rendono conto che devono umanizzarsi, oppure sono escluse dal processo evolutivo. Questo ci ha portati, nel corso dei 13 miliardi e 730 milioni di anni, ad avere oggi un cervello in cui è sorto il neoencefalo con la zona palliale composta dall’archipallium, dal mesopallium e dal neopallium che è la sede dove avvengono le attività fini, cioè la riflessione filosofica.
Ma noi, purtroppo, utilizziamo le nostre risorse per costruire un potenziale atomico capace di distruggere la terra per sette volte! E' un assurdità, ma già esiste questo potenziale. Per produrlo e mantenerlo ci sono volute energie enormi. Allora, come può l’uomo, arrivato al livello dell’Homo Sapiens Sapiens, entrare nel modello dell’Homo Stupidus Stupidus pur avendo l’opportunità di procedere e armonizzarsi in un modo tale da rendere vivibili non solo la terra, ma anche altri pianeti, e non solo sette, ma dieci… venti… trenta… miliardi di persone, utilizzando le stesse risorse che usiamo ora per distruggere?
Jacques Attali (politologo) nel suo libro "Breve storia del futuro" ha scritto che se l’uomo non entra nel modello dell'umanizzazione, rischia pesantemente. Ma gli scienziati da molto tempo dicono che questo modo di consumare non è più sostenibile perché la terra va in tilt e non diventa più ospitale. Andando in tilt, provoca catastrofi e non diventa più vivibile nemmeno per il genere umano. Se non cambia la modalità di porci in relazione alla vita, non possiamo sopravvivere. Se solo pensiamo cosa significa nei prossimi cento anni per l’uomo la vita che si allungherà fino ai centocinquant’anni! Ma quali saranno le condizioni per l’uomo che vivrà una vita così lunga? Perché l’uomo vuole vivere tanto tempo? Perché la sete dell’uomo è vivere per sempre (non solo per centocinquant’anni).
Allora, il per sempre o lo si coglie perché viene da un'altra matrice per cui a una persona viene data la possibilità anche di poter morire tranquillamente a casa sua e non... ammazzata in ospedale per un sistema che medicalizza tutto per interessi economici a scapito della persona.
Quindi non abbiamo speranza? La conclusione è che visto e considerato che io posso andare a finire nel tunnel delle formiche, allora mi devo svegliare per tempo. Quindi, la speranza è quella di essere vigili e di sottrarci a questo sistema anziché fare i soldati eseguendo passivamente ciò che ci impongono di fare.
Questo, però, è difficile da capire. In effetti, tutta la nostra felicità consiste nell’avere la capacità di possedere la nostra verità. Perché questo sia possibile, dobbiamo fare un'introspezione per cercare di capire quello che siamo veramente e non quello che è stato aggiunto su di noi perché tutto il processo di manipolazione ci sottrae la nostra identità e senza di essa, non ci resta niente.
Tutto ciò che aggiungiamo alla nostra esperienza fa parte della verità? Tutto ciò che viene proposto all’uomo, se questi lo utilizza per crescere, allora ha un modello di metabolizzazione. Tutto ciò che è un aggiuntivo impositivo, impedisce la crescita del soggetto.
Il processo educativo consiste nel trarre fuori. Per poterlo farle, io posso avere centomila stimoli, se il di fuori mi "provoca" nel senso etimologico della parola, cioè mi chiama a dare una mia risposta, è una mia crescita. Quindi, il processo educativo parte sempre dal di dentro, ma può essere alimentato da fuori. L’oggetto quando colpisce il soggetto produce in questi il concetto. Il concepimento della persona è una crescita della persona.
L’uomo è il metro che determina le cose, non è misurato. L’uomo normale non esiste perché "normale" significa che entra nella norma. Ma la norma chi la fa? Il pazzo dice che gli altri sono pazzi!
Ma non abbiamo più certezze a cui aggrapparci? Da un po’ di tempo stiamo cercando di trovare la linea per non andare allo sbando togliendo tutto di mezzo all’improvviso senza avere ancora costruito nulla di alternativo.
Stiamo cercando di ridimensionare una quantità di fatti mitici, di fatti che non fanno parte della nostra storicità, perché questa è raccontata in un modo diverso da come lo facevano gli antichi. Allora c'erano dei cliché già belli e fatti. In pratica, come li abbiamo noi che iniziamo i racconti dicendo: "C’era una volta". Così, quando si narra della nascita di Gesù, noi crediamo che è come quella di un bambino che nasce oggi e viene dichiarato all’anagrafe. Il modello di storicità dell’epoca non era uguale al nostro di oggi e allora, piano piano, dobbiamo cercare di cogliere l’aspetto essenziale e distinguerlo da quello coreografico mitico, di sovrastruttura.
Quando parliamo di Ponzio Pilato, personaggio storico, e diciamo quello che proverbialmente si dice di lui e, cioè, che se ne lavò le mani, questo è un fatto che viene scaricato dalla tradizione. Quando diciamo che Gesù è Colui che ha portato avanti la castità, non ci rendiamo conto che la castità è una cosa che si oppone all’incesto. L’incesto è una cosa, il casto è il contrario dell’incesto. Se noi non facciamo un'analisi linguistica e non cogliamo gli aspetti essenziali, facciamo dire alla Bibbia un sacco di cose, ignorando che parlava con i modelli dell’epoca.
Ma noi a cosa ci dobbiamo aggrappare? All’essenziale! Allora, Gesù Cristo che è venuto a dire delle cose è inconfutabile: nessuno più lo mette in dubbio, ma che abbia usato proprio quelle parole non lo sappiamo perché non c’era… il registratore! Gesù parlava senza nessun programma scolastico, parlava come si sentiva al momento. Per noi è difficile capire che Gesù viveva senza nessun programma se non riusciamo a cogliere la verità di Gesù che è vissuto parlando quando gli veniva di farlo. Noi, invece, siamo tutti programmati perché siamo figli di questa società, perché apparteniamo al suo ingranaggio. Allora, noi piano piano ci stiamo liberando da una serie interminabili di sovrastrutture.
Il certificato di nascita di Gesù non si trova all’anagrafe, ma è stampato dentro al nostro cuore. Mahatma Gandhi non era cristiano, ma era innamorato di Gesù. Allora, quando io mi trovo con una persona genuina non ho nessuna difficoltà, perché nella persona genuina c’è Gesù Cristo che quando dice che Lui è la verità e noi siamo come Lui, ci dice, in effetti, che pure noi abbiamo la nostra verità.
Il problema grosso è che abbiamo smarrito la nostra verità Se la ritroviamo, abbiamo risolto il problema. Gesù è stato molto più Gesù di quanto noi siamo noi stessi. Gesù non si è lasciato sopraffare da nessuna categoria concettuale. In parole semplici: se uno trova se stesso, sa leggere il vangelo. Se non trova se stesso, il vangelo è una cosa aggiunta in sovrapposizione. Invece, il vangelo, quando è letto da chi già ha il vangelo dentro di sé, allora viene compreso tranquillamente.